In un mondo che spesso sembra allontanarsi dai valori della vita, oggi inauguriamo un gesto di accoglienza, protezione e amore. Presso l’infermeria delle nostre sorelle anziane, abbiamo predisposto una Culla per la Vita: un atto estremo di accoglienza per rispondere a momenti di disperazione estrema.
Questa iniziativa ha preso forma nel 2022, quando Mons. Beniamino Pizziol, allora Vescovo di Vicenza, propose alla nostra Congregazione di accogliere la Culla per la Vita, precedentemente custodita dalle Suore Poverelle in Contrà Burci, 14. La nostra risposta fu immediata e convinta: accogliere la vita è una missione imprescindibile. Rimaneva solo da individuare il luogo più idoneo per concretizzare questo gesto di speranza.
Dopo un’attenta riflessione, abbiamo scelto il Centro Servizi Anziani delle sorelle in via San Domenico, 4, Vicenza. Qui, tra cure e dedizione continua, abbiamo trovato il punto ideale: l’antica porta principale della struttura, oggi inutilizzata. Questa porta, un tempo varco di una vita donata e consumata nell’amore, si apre ora per accogliere neonati in cerca di protezione e futuro.
La realizzazione di questo progetto è stata resa possibile grazie alla collaborazione preziosa con il Movimento per la Vita, rappresentato dalla Presidente Vincenza Guasco e da Michele Carota. Con impegno e dialogo costante, siamo giunti a questo giorno speciale: 19 dicembre 2024, quando questa visione diventa realtà.
La Culla per la Vita non è solo un presidio, ma un messaggio potente: intreccia la fragilità di una vita nascente con la saggezza di una vita vissuta. Da un lato, la vulnerabilità di un neonato abbandonato; dall’altro, la dedizione di chi ha speso la propria esistenza al servizio degli altri. È un dialogo silenzioso e profondo tra generazioni, un inno alla vita che eleva la sua bellezza in ogni fase dell’esistenza.
Questa inaugurazione assume un significato ancor più profondo nel tempo d’Avvento, momento di attesa e preparazione per la nascita di Gesù. La presenza della Culla ci invita a vivere questa attesa non solo spiritualmente, ma anche concretamente, accogliendo la vita come dono e responsabilità.
Giuseppe e Maria non trovarono un luogo per il parto e cercarono rifugio a Betlemme in mezzo a difficoltà enormi. Lo stesso accade oggi a tante giovani madri, spesso sole e smarrite. In quei momenti di incertezza, una mano tesa può diventare salvezza.
Per noi cristiani, la salvezza si chiama Gesù. E oggi, attraverso gesti come questo, possiamo essere segno tangibile della sua presenza, testimoni di speranza in una società ferita.
Ringraziamo Dio e tutte le persone che hanno reso possibile questo progetto. Ma, soprattutto, celebriamo la vita, in ogni sua forma e in ogni suo istante, come un dono inestimabile da custodire e onorare.
Madre María Teresa Peña
Superiora Generale