“Eccomi Signore per fare la tua volontà”.
È la risposta che ha dato la giovane Suor Ruth de Los Angeles Leon Diaz all’appello della carissima Madre Maria Teresa Peña per essere missionaria in Siria.
Finalmente il 21 febbraio, dopo una lunga attesa, è arrivata Suor Ruth in Terra Santa, al di là di tutta la insicurezza, confusione, rischi e combattimenti che stiamo vivendo con tanto dolore in questa terra sempre in conflitto.
É la prima missionaria colombiana Dorotea che mette piede nella Terra di Gesù, una giovane piena di vita, desiderosa di imparare la lingua araba per essere vero dono a quella Terra martoriata e affaticata da tanta povertà che è la Siria.
Intanto la giovane Sorella si fermerà per un tempo in Israele e Palestina, per studiare la lingua araba e per sostare in preghiera nei luoghi santi gustandone la ricchezza di grazia e affidare la sua nuova missione.
Lascio la parola a Suor Ruth, perché esprima i suoi sentimenti in questo suo arrivo, ci spieghi come ha risposto alla chiamata della Madre per andare in Siria, le fatiche sostenute, come si è preparata a questa missione e infine i suoi sentimenti che prova trovandosi nella Terra di Gesù.
Ciao a tutti, sono suor Ruth, arrivata a Gerusalemme il 21 febbraio dalla Colombia, mio paese di origine. Com’è stato per me questo passaggio?
Dio che inspira ogni pensiero e ogni desiderio ha manifestato la sua volontà per mezzo di una lettera dalla nostra carissima madre Generale suor Maria Teresa Peña il 20 ottobre dell’anno scorso. Lei in questa lettera ci condivideva notizie delle nostre comunità nel mondo e anche ci raccontava della difficile situazione della nostra comunità in Siria, infatti i suoi abitanti soffrono la cosiddetta post-guerra con tanti bisogni e tante necessità per vivere degnamente, anche per le suore che dal rientro in Siria sono ancora là. Allora la Madre chiedeva la collaborazione di una suora che in dialogo con la sua Superiora fosse disponibile a lavorare tra in poveri e potesse aiutare in questa missione.
Da quando ho saputo questa richiesta mi sono sentita molto chiamata a interrogarmi, ma sempre chiedendo al Signore in preghiera la sua luce, per conoscere se veramente questa era la sua volontà su di me. Infatti nel processo ho provato la preoccupazione di desiderare una cosa che Dio non aveva preparato per me e questo pensiero mi causava una certa ansia.
Tuttavia il condividere queste domande con alcune persone mi ha chiarito la mente, la logica era questa: Dio aprirà o chiuderà le strade a seconda della sua volontà. Nel processo per fare i documenti ho visto che Dio stava riconfermando le sue giuste strade.
Dopo aver fatto le cose legali richieste, sono partita il 20 febbraio dal mio Paese, con il dono grande della Santa Messa d’invio, la benedizione della mia comunità di Bogotà, gli auguri di alcuni studenti ed insegnanti con i quali ho avuto una relazione più stretta, la benedizione della mia famiglia soprattutto della mia mamma, tutto quel giorno fu molto speciale e lo custodirò nel mio cuore come forza e segno che Dio benedice grandemente le rinunce che si fanno per amore suo. Ho affidato a Lui questo tempo forte di missione, le fatiche che avrò, l’offerta di aver lasciato la Patria, i miei cari, il lavoro che facevo in scuola e le sorelle della delegazione di Colombia.
Adesso provo gioia, aspettative, stupore di conoscere e vedere con i miei occhi la terra su cui Gesù camminò, reverenza per questo luogo sacro e impegno nella preghiera perché i suoi abitanti possano comprenderci. Ho voglia di imparare tutto quello che sia utile per la missione e mettere a disposizione i doni che il Signore mi ha dato per compiere molto bene la missione che Lui mi ha affidato: essere nella sua Terra lasciando piccoli segni del suo amore e dando la vita.
Desidero per i lettori che possano scoprire nella loro vita la chiamata di Dio a servirlo con tutto il cuore in qualsiasi stato di vita si trovino e che non abbiano paura di servirlo perché Dio ricompensa chi si dona per amore suo e dei fratelli.
sr Rita e sr Ruth