Volontariato in Romania agosto 2024
In questa missione, ho incontrato tanti volti. Volti sorridenti, colmi di gratitudine per la nostra presenza, felici di accogliere degli sconosciuti che comprendevano poco del rumeno, ma con il cuore aperto all’incontro.
Ho incontrato persone con storie difficili alle spalle, che nascondevano le loro cicatrici dietro un sorriso, un abbraccio, l’accoglienza calorosa nelle loro case. Ho incontrato tanti anziani. Anziani che si aggrappano alla fede come l’edera a un albero, che trovano forza in essa. Spesso soli, per loro bastano 10 o 15 minuti di compagnia – anche quella di estranei come noi – per cambiare il corso di una giornata.
Anziani la cui salute è fragile, ma che, nonostante tutto, donano ciò che hanno: una preghiera, un gesto di accoglienza per chi attraversa la soglia di casa. Anziani che si illuminavano al nostro arrivo, accompagnati dalla suora che ci guidava. Anziani che si commuovevano, non tanto per la loro povertà, ma per la gratitudine di poter vedere Dio attraverso l’altro.
“Quando siete entrati nella mia casa, è come se Dio fosse venuto a farmi visita.” Queste parole mi hanno profondamente scosso. Continuano a vibrare dentro di me, insieme allo sguardo di Gemika, l’anziana donna che le ha pronunciate. I suoi occhi sono impressi nella mia mente: grandi, sinceri, capaci di vedere Dio negli altri.
Vorrei portare con me questa esperienza: la capacità di scorgere Dio in ogni persona che incontro.
Ho incontrato anche molte donne, lavoratrici, mogli, a volte rispettate, altre oppresse da mariti consumati dall’alcol. Madri premurose verso i propri figli, sorelle che si prendono cura di sorelle o delle loro madri. Donne forti, spesso più resilienti degli uomini, che lottano per la fede e la libertà.
Tra queste, tutte le suore che ci hanno accolto nella loro casa, adattandosi ai nostri ritmi e noi ai loro. Donne di straordinaria umanità, capaci di abbracciare, confortare e coccolare, come hanno fatto con noi. Vestite di bianco, brillavano della luce di Dio.
Ho vissuto questa missione circondato dall’affetto e dalle attenzioni di donne, comprese le mie tre compagne di viaggio. Non è stato facile all’inizio: essere l’unico uomo mi faceva sentire un po’ solo. Ma con il tempo ho cercato di concentrarmi su ciò che ci accomunava, su quelle affinità che ci uniscono più che sulle differenze, che poi non erano così grandi.
Alla fine, questo è ciò che ho cercato di fare con tutte le persone incontrate in questa missione: trattarle come miei pari, come fratelli e sorelle. Credo di aver lasciato qualcosa a ciascuno di loro, chi più chi meno.
Eppure, inspiegabilmente, ho ricevuto molto più di quanto io abbia dato. E di questo sarò sempre infinitamente grato.
Paolo Salmaso, Missio Giovani Vicenza
L’esperienza di interagire con gli anziani è stata straordinaria. Attraverso di loro, abbiamo ascoltato storie di vite semplici e profonde. Nonostante non ci conoscessero e vivessero in condizioni di povertà, ci hanno accolto nelle loro case con un cuore aperto, offrendoci cibo e un bicchiere di grappa tipica, come se fossimo di famiglia.
Abbiamo ascoltato racconti intrisi di fede e gratitudine verso Dio, e, forse più importante di tutto, abbiamo portato loro un po’ di gioia, poiché molti anziani di Otşeleni vivono soli.
Tra tutti, mi ha colpito profondamente Gimika. Quando ci ha salutato, ci ha ringraziato con parole che ancora risuonano dentro di me: “Grazie a voi, il Signore è stato presente nella mia casa per tutta la settimana“.
Quel momento mi ha toccato il cuore, perché in quelle semplici parole ho compreso quanto la nostra presenza fosse per loro un dono di speranza e vicinanza.
Marta Rigon, Istituto Farina Vicenza
Romanița: Un incontro speciale con bambini speciali
Il Centro Residenziale Romanița accoglie bambini con disabilità fisiche, psichiche e mentali. Sin dal primo giorno, appena varcato il cancello, veniamo travolti da un’accoglienza disarmante: i bambini ci corrono incontro con le braccia aperte, i volti illuminati da sorrisi che sembrano abbracciare l’anima. Ci accolgono con un affetto che non ci siamo ancora guadagnati, eppure è già lì, pronto da donare. Come può essere?
Questo incontro è un dono reciproco. I ragazzi non si curano di chi siamo, da dove veniamo o come siamo vestiti. Non esistono barriere, né linguistiche né di alcun altro tipo. Ci accettano esattamente come siamo, semplicemente perché siamo lì, presenti per loro. E mentre cerchiamo di regalare un po’ di gioia e leggerezza con varie attività, sono loro che, con il loro amore puro e incondizionato, ci colpiscono profondamente.
È un affetto che mi riporta a qualcosa di familiare, un’esperienza che forse ho già vissuto, ma dove? Questi bambini ci insegnano a essere più spontanei, più veri. Ci invitano a guardare dentro noi stessi, a gioire nonostante le difficoltà, a sorridere alla vita e alle persone che incontriamo ogni giorno.
Ricordo vividamente Razvan, un ragazzo ipovedente di 12 anni. Biondo, snello e di statura media, aveva una luce dentro di sé che risplendeva ogni volta che partecipava alle attività. Durante i bans, si divertiva come non mai, e il suo sorriso contagioso irradiava gioia a chiunque gli fosse accanto. Quando ci dedicavamo ai lavori manuali, mostrava un’attenzione meticolosa e una creatività sorprendente. In quei momenti, emergeva tutta la sua abilità, nonostante gli ostacoli che la vita gli ha posto davanti. Era impossibile non rimanerne affascinati.
Viktoriya Sydorchuk, Missio Giovani Vicenza
Stare a contatto con i bambini è un’esperienza che trasforma profondamente. Fin dal primo incontro, si sono aperti a noi con una spontaneità disarmante, offrendoci sul palmo della mano la loro felicità e tutto l’affetto che avevano da dare. E noi ne abbiamo fatto tesoro, custodendo ogni sorriso, ogni abbraccio. Questi bambini rimarranno per sempre nel mio cuore, come una dolce e indelebile impronta di purezza.
Anna Stramanà, Istituto Farina Vicenza