La cura del malato: questione di giustizia e di pace?

Tra le iniziative dei festeggiamenti per il Centenario della morte di Santa Maria Bertilla Boscardin si è tenuto il Convegno dal tema “La cura del malato: questione di giustizia e di pace?”, organizzato il 21 ottobre a Treviso presso il Centro convegni Ca’ dei Carraresi.

L’incontro aperto alle professioni sanitarie e alla cittadinanza è stato introdotto dal saluto del Vescovo della Diocesi di Treviso Michele Tomasi, che ha sottolineato come l’accogliere le reliquie di una santa e la sua testimonianza di amore al prossimo non sia questione esclusivamente di Chiesa.

Ha fatto seguito il saluto del Direttore generale dell’Ulss 2 Marca Trevigiana Francesco Benazzi, che ha detto: “Penso a Santa Bertilla, che nella sua semplicità applicava una cura gentile, entrando in comunione con tutte le persone sofferenti”.

Il Primario del Dipartimento Ginecologia e Ostetricia dell’Ospedale Ca’ Foncello di Treviso, Prof. Enrico Busato, ha moderato il momento formativo, facendosi interrogare dalla figura di Bertilla: “Ho scoperto, fra le varie cose, che è morta di un tumore all’utero. Lei aveva doti preziose e rare come avvicinarsi sempre con il sorriso ai malati, senza fare differenze con nessuno, poveri o ricchi. Cosa significa allora per noi rendere giustizia e praticare pace nel lavoro di ogni giorno? Essere accoglienti senza attuare discriminazioni o giudicare in alcun modo il comportamento dei pazienti, da qualunque nazionalità provengano. Credo che dobbiamo umanizzare le cure dando a ciascuno la dignità che merita come persona”.

L’intervento principale è stato effettuato dalla Dottoressa Lucia Celesti, Medico pediatrico dell’“Ospedale Bambin Gesù” di Roma, il più grande Ospedale pediatrico d’Europa.

La responsabile dell’Istituto ha portato una testimonianza dolce e a tratti struggente, raccontando in particolare dei bambini che da tutto il mondo arrivano al “Bambin Gesù” con ferite di guerra. Attualmente l’ospedale ha in cura 1600 bambini ucraini, in un apposito villaggio, accompagnati dai loro parenti, infatti mai nessuna guerra è lontana…

La Dottoressa Celesti ha raccontato come accolgono, accompagnano, curano i minori e le loro famiglie. Molti si stupiscono delle cure gratuite che vengono apportate, poiché essi provengono da realtà in cui questo è inimmaginabile: “Nel nostro prenderci cura speriamo di ridare fiducia nella vita per gli scenari futuri, di investire in una Sanità rispettosa delle persone, di promuovere ricerca e innovazione quale prima forma di carità e giustizia in materia di salute, di deospedalizzare e internazionalizzare le cure per tutti”.

Continua la Dottoressa: “Cerchiamo di rendere possibili tali percorsi condividendo le conoscenze, facendo formazione anche a distanza, diffondendo l’educazione sanitaria (e in questo la figura professionale dell’infermiere è centrale), raccontando la malattia e il suo percorso, investendo in sostenibilità cercando finanziatori, condannando in definitiva la guerra”.

Si può accettare la malattia, perché parte della vita, come la nascita e la morte, ma non la guerra che è un vero e proprio saccheggio, in quanto la vita è sacra. Infine Celesti ha parlato dell’importanza della profezia in ambito sanitario, ben diversa dalla previsione, poiché un atto di fede è un’attenzione all’Infinito. Chiudendo la serata, la Madre generale delle Suore Dorotee Suor Maria Teresa ha lasciato al pubblico il concetto di gratuità, quella piena vissuta e incarnata da Bertilla.

Suor Maria Cappelletto

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