Lo scorso mercoledì il Vescovo di Treviso Monsignor Michele Tomasi ha tenuto una lectio magistralis durante i corsi di giurisprudenza dell’Università degli Studi di Padova, a Treviso.
Nel seminario è stata approfondita, insieme agli studenti, l’enciclica Laudato sì di Papa Francesco.
L’incontro è stato promosso dalla Cappellania universitaria Oasi S. Bertilla di Treviso in una stretta collaborazione tra il cappellano universitario don Stefano Didonè, i Professori Stefano Solari, Paolo Moro, Manlio Miele e la comunità delle suore Dorotee.
Nella sua relazione il Vescovo ha approfondito la lettura che la Laudato sì dà dello sviluppo sostenibile e dell’ecologia integrale.
L’intima relazione tra i popoli e la fragilità del mondo, ricorda Monsignor Tomasi, porta alla necessità di uno sviluppo sostenibile in cui, ricordando le parole del Papa “l’uomo possa trovare il suo posto nel mondo in relazione con l’altro”.
La sfida che emerge nell’enciclica è il cercare altri modi di intendere l’economia ed il progresso in un mondo in cui ogni creatura ha un valore proprio. Emerge come oggi siano disponibili molti mezzi per il raggiungimento di fini definiti dallo stesso Papa “scarsi e rachitici”. Occorre che sin dall’università i giovani si interroghino sulle cause efficienti che muovono il mondo globalizzato in cui operano, accogliendo l’appello del Papa all’azione e al “girare il nostro modello di sviluppo”.
Appare decisivo ritrovare obiettivi alti a cui concorrere tutti insieme per il bene della Casa comune in cui gli uomini abitano e sono solo di passaggio. Fini lungimiranti e sani che possano rispondere alla civiltà dei consumi e dello scarto, riscoprendo la bellezza della circolarità nell’economia a discapito di una linearità che crea sempre più marginalizzazione e disuguaglianza.
Come ricorda l’enciclica il cambiamento parte da tutti gli uomini di buona volontà ed in particolare dalle giovani generazioni che anche a Treviso hanno accolto con entusiasmo e spirito di riflessioni le sollecitazioni nate dal dialogo con il Vescovo.
Marco Panizzon, studente di giurisprudenza