Omelia di Don Diego Baldan

UNA PAROLA SUL LOGO CURATO PER LA CELEBRAZIONE DEL CENTENARIO DELLA MORTE DI BERTILLA, LA VOSTRA, LA NOSTRA SANTA. LA SANTA DI TUTTI.

Contiene, ben fusi insieme tre elementi: una scritta/messaggio, un volto, un simbolo.

La scritta/messaggio suona cosi:

“Il mite brillare di una luce gentile riempie di pace la nostra città”. La felice espressione “luce gentile” è stata ripresa da una famosa preghiera di un fine e acuto filosofo e teologo anglicano dell’800, J.H. Newman, convertitosi al cattolicesimo, creato cardinale e proclamato santo nel 2018.

Rivolgendosi al Signore egli così lo invoca: “Conducimi tu, luce gentile, conducimi nel buio che mi stringe; la notte è scura, la casa è lontana, conducimi tu, luce gentile. Sostieni i miei passi vacillanti…”

La luce divina è definita genialmente “gentile”, perché proveniente dall’eterno Amore, quello divino, Amore che è sempre discreto, delicato, rispettoso e umile.

Di questa divina luce gentile Bertilla è stata un riflesso fedele, un limpido specchio. Per questo la sua breve vita è apparsa a tutti come il “mite brillare” di una piccola stella. Piccola sì, ma in grado di illuminare, orientare e sostenere i passi incerti, insicuri e spesso feriti e insanguinati di quanti l’hanno incontrata e conosciuta.

E lei continua anche oggi la sua missione, come testimonia ancora la scritta: “E riempie di pace la nostra città”. Sì, è proprio così: il mite brillare di una luce gentile, come quella di Bertilla, non può che effondere e diffondere pace, serenità e speranza non solo nella nostra Vicenza, ma nel cuore di tutti.

La densa ricchezza contenuta nella scritta/messaggio si trova per così splendidamente impressa nel riuscito schizzo del volto della santa. Un volto meravigliosamente sereno, sorridente, dolce, che trasmette ed infonde tanta e tanta pace.

Splendidi i suoi occhi che fissano con delicata tenerezza quanti la guardano. Occhi che rivelano anche un tratto di nobile furbizia: è la furbizia dei santi che ci ricordano che la più grande delle astuzie è quella di diventare santi.

Infine il simbolo, la ruota, che sembra fare un tutt’uno con il bel volto di Bertilla. Ruota che sta lì a rammentarci la via che lei ha scelto per farsi santa. La via dei carri.

Una domanda: la via dei carri deve essere anche la nostra?

A questo proposito riprendo una preziosa indicazione di papa Francesco nella sua esortazione apostolica sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo (Gaudete et exsultate, 2018): Tutti siamo chiamati alla santità – scrive il papa – ma “ognuno per la sua via”. I santi vanno visti come modelli, ma non devono essere copiati. Per ciascuno di noi esiste infatti una via unica, personale e specifica. Ognuno quindi è chiamato a discernere la propria strada per non esaurirsi cercando di imitare qualcosa che non è stato pensato per lui (cf. n. 13).

Pertanto S. Bertilla ci dice: “Io ho percorso la via dei carri, tu segui quella pensata proprio per te da Dio, tenendo conto della tua personale condizione: talenti, limiti, fragilità, carattere, ambiente di vita… Io intercedo per te. E buon cammino!”.

Dio non vuole da noi una fotocopia, ma l’originale. Perché originale ha creato ognuno di noi. E originale e creativa deve essere la risposta di ciascuno.

I colori del logo sono essenziali, discreti, tenui… ”gentili” in piena sintonia con la spiritualità di Bertilla. Che non si impone a nessuno. Ma che si propone, disarmata e disarmante, a tutti. Infinite grazie, Signore, per il dono di Bertilla. E grazie a te Bertilla, per aver corrisposto, in modo umilmente grande, al tuo Donatore.

Omelia di Don Diego Baldan

 (Cappella della comunità C.S.A. SDVI Infermeria, 20 ottobre, VICENZA)